Pubblicato su politicadomani Num 91 - Maggio 2009

Il paese delle incongruenze
Cassazione Italiana e diritto di stupro

Sferzante giudizio di Giancarla Codrignani sulla decisione della Suprema Corte di non riconoscere lo status di rifugiato alle donne straniere che lo richiedono per evitare nei paesi di origine violenze sulla propria persona

Una manifestazione di circa 300 donne nei pressi dell'università di Kabul è stata presa a sassate mentre la polizia femminile afghana interveniva per disperdere la folla. Le donne stavano protestando contro la legge che riguarda solo la minoranza sciita degli Hazara che autorizza i mariti a chiedere rapporti sessuali obbligatori ogni quattro giorni, a meno che la moglie sia malata o subisca danni durante il rapporto. La legge, inoltre, vieta alle donne di uscire di casa, di cercare lavoro o anche di andare dal medico senza il permesso del marito, e affida la custodia dei figli esclusivamente ai padri e ai nonni. Il testo permette inoltre tacitamente il matrimonio di bambine e assicura agli uomini maggiori diritti in materia di eredità.
Il corteo era stato convocato da alcuni attivisti per i diritti umani in gran parte donne, molte delle quali giovani e parlamentari. Molte altre donne sono state impedite dal partecipare alla protesta dai loro mariti che lo hanno proibito. Il corteo si è scontrato con una contromanifestazione di altre donne, sostenute da uomini - in tutto circa mille persone - che gridavano "morte alle schiave dei cristiani" e alla fine hanno lanciato alcuni sassi contro di loro.
Giancarla Codrignani, giornalista, scrittrice, intellettuale, parlamentare della Repubblica per più legislazioni, storica promotrice dei movimenti per la non violenza e per i diritti umani in Italia e nel mondo, così commenta la notizia riportata dalla stampa italiana:
"I giornali oggi [16/04/2009 n.d.r.] danno notizia che ad una manifestazione di donne a Kabul contro il codice della famiglia che consente al marito di stuprare la moglie, altre donne a cui la legge sembra stia bene hanno opposto insulti, maschi integralisti e sassate.
Sorvolo su riflessioni varie che l'informazione suggerisce. Riferisco invece la sentenza n.24906/2008 della Corte di Cassazione italiana che si è pronunciata contro l'applicazione sostanziale dello status di rifugiato alle straniere clandestine che ne fanno richiesta per evitare, se rimpatriate, le mutilazioni genitali femminili (MGF) e le condizioni di sudditanza a cui sarebbero sottoposte nel loro paese. La Corte dice che la pratica della clitoridectomia e dell'infibulazione "è una condizione generale di tutte le donne del paese stesso e come tale priva della necessaria individualità postulata dalla convenzione di Ginevra del 1951". Quindi mancano "i presupposti per l'adozione di una misura temporanea del divieto di respingimento in relazione al concreto rischio di trattamenti personali degradanti nel paese di provenienza".
A prescindere dall'art. 3 della Convenzione, relativo ai valori fondamentali delle società democratiche e dalla protezione estesa ai casi di MGF dalle Corti di Gran Bretagna, Canada e Australia, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha equiparato le mutilazioni genitali femminili ai trattamenti disumani e degradanti contrari, appunto, all'art. 3 della Convenzione stessa.
Tali precedenti non dovrebbero essere ignoti ai giudici della Cassazione italiana. Resta, quindi, un solo giudizio: sono talebani. A quando le sassate?".

 

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Num 91 Maggio 2009 | politicadomani.it